Rispetto al primo progetto di allestimento, la versione definitiva
di intervento nello spazio prevede il ribaltamento del punto di visita
"a treno" della galleria.
A tale scopo è stata costruita una paratia di legno
(Cm. 200 x 30 x 300), posta ad una certa distanza (cm. 150) dal gabbiotto
in vetro dell'ingresso.
Oltre a nascondere alla vista il contenuto dell'installazione che si
sviluppa nello spazio, ora retrostante e costituito dalle due stanze
attigue, crea due superfici utili per la sistemazione di altrettanti
lavori in questo nuovo ordianameto dello spazio espositivo. Sicuramente
più funzionale al senso implosivo ed alla lettura complessiva
dei singoli lavori presenti nell'installazione.
In più, quest'intervento, dona al visitatore una visione ad impatto
panoramico, subito dopo varcata la soglia d'ingresso, di tutte le immagini
sistemate sulla linea (A-A'), perpendicolare all'asse centrale dello
spazio, e che si compone all'occhio mettendo insieme un primo piano,
quello della paratia posta subito dopo l'ingresso, e uno sfondo, quello
della parete mezzana che divide lo spazio in due stanze.
E ancora, la paratia obbliga il visitatore a scegliere un ingresso:
a destra o a sinistra.
Entrambi passaggi immettono in ogni caso nella prima stanza a ridosso
della grande immagine di Angelo che, posta sul retro della paratia,
obbliga ad allontanarsi in cerca di un punto di vista dal quale sia
possibile metterla a fuoco nel proprio campo visivo o, semplicemente,
per sfuggire al disaggio provocato dalla troppa vicinanza con l'immagine.
Nel compiere quest'azione, data anche la vicinanza tra l'immagine e
la porta di passaggio tra le due stanze, si è quasi forzati a
varcarla, entrando così nella seconda stanza.
Nel compiere quest'azione si è idealmente catturati dall'ipotetico
cono prospettico (area rosa) con il punto di fuga posto al centro dell'immagine
di Angelo e che si proietta verso l'Osservatorio che si trova nella
seconda stanza.
All'interno di questa, vi è un cambiamento radicale nell'ambiente
dato da un'illuminazione direzionata sui singoli elementi -a differenza
della prima stanza in cui la luce riempiva in modo uniforme tutto lo
spazio-, che si corrisponde ad un mutamento della percezione, non più
complessiva o panoramica ma di una composizione di insieme dovuta alla
somma delle singole zone illuminate: l'osservatorio e le due immagini
dei palmi delle mani.
Raggiunta dunque la seconda stanza, è possibile scoprire il punto
di vista privilegiato di tutta l'installazione. Cioè l'asse portante
del lavoro (area viola), che si sovrappone all'asse centrale dello spazio
espositivo (linea B-B'), e che scopre il senso stesso dell'installazione.
Cioè, il rapporto individuale con la memoria collettiva ma anche
il passaggio, sotto forma di dono, dell'esperienza personale tra un
estremo e l'altro di questa linea.
Su di essa si sviluppa una zona di comunicazione a doppio senso (area
rosa-area viola) tra l'Osservatorio, l'attante che lo attiva sedendovi
sopra durante l'azione di sostegno del sasso e l'immagine di Angelo,
locata invece nella prima stanza e creando così un dialogo tra
penombra e luce.
La logica prospettica rafforza quel ribaltamento del punto di vista,
di cui sopra, applicato allo spazio espositivo. Nel senso che, alla
chiusura visiva iniziale si corrisponde un'apertura prospettica definita
da un connubio tra elementi reali, presenti nello spazio, ed elementi
riportati al suo interno dall'immagine di Angelo. Mi riferisco alla
sovrapposizione dello stipite presente nello spazio, posto tra le due
stanze, ed i due stipiti visibili all'interno dell'immagine, uno subito
dietro ad Angelo e l'altro all'estremo opposto della costruzione davanti
alla quale lui è seduto.
Questa particolare logica prospettica verificatasi diventa metafora
del lavoro proposto e supporto sul quale viaggia lo sguardo dell'attante
che lega su di uno stesso piano lo spazio ed il lavoro che vi è
contenuto: reale ed ideale viaggiano insieme generando una forza che
può scardinare le ragioni della logica strutturale per approdare
alla pura emozione.