MESSAGGIO
Anton Roca ha incontrato un uomo di nome Angelo, superstite della strage
di Cefalonia, la cui esperienza e il cui modo di porsi hanno combaciato
con il suo progetto di lavoro e il suo linguaggio artistico. L'incontro
è avvenuto in maniera forse inaspettata, nel settembre 2003 a
Cefalonia, in occasione della mostra-laboratorio "Testimonials
03".
Anton Roca ha incontrato un angelo in carne ed ossa, un messaggero della
storia, della memoria e della contemporaneità, ha vissuto un
rapporto intenso con lui e con quello che ha rappresentato la sua esperienza
personale, per questo ha deciso di realizzare un lavoro complessivo
che lo rendesse simbolicamente e materialmente in grado di farsi carico
della memoria di una generazione che ha sofferto per la libertà
del proprio popolo e della propria terra. Quello che si è verificato
è stato una specie di passaggio di testimone attraverso l'arte
contemporanea e i messaggi che attualmente essa veicola. La pienezza
del rapporto arte-vita, che da sempre dimostra l'artista catalano attraversando
le problematiche legate all'identità, ha fatto sì che
nascesse un momento di particolare intensità espressiva, una
mostra vissuta e recepita come azione, carica di emozione e di impegno
etico. Dentro le mura austere dello spazio riminese la sua prova di
resistenza nel sostenere sul capo una pesante pietra raccolta a Cefalonia
ha predisposto il pubblico a vivere uno stato di tensione e di attesa,
un lasso di tempo sufficientemente lungo per dare spazio alla riflessione
e per permettere che il lavoro dell'artista arrivasse ad un livello
mentale profondo.
Una via originale ed eccentrica, forse "inattuale" perché
distante dal semplice ricatto visivo, è stata la scelta che l'artista
ha praticato con un atteggiamento semplice, ma allo stesso tempo austero.
Ed è proprio all'interno di questa atmosfera che si collocano
i lavori fotografici dedicati all'isola di Itaca (pensiamo ad Ulisse
come simbolo della circolarità della partenza e del ritorno),
della fossa comune di Cefalonia, della pietra stessa che straordinariamente
ripercorre il perimetro della fossa.
L'immagine di Angelo seduto, 60 anni dopo dentro quello che fu il suo
piccolo rifugio-dormitorio di Cefalonia, e l'immagine dell'artista stesso
seduto, che guarda dall'alto il golfo di Argostoli luogo della strage,
rappresentano la continuazione delle sue azioni "osservatorio".
Il presente e il passato si sovrappongono in una continuità di
intenti che attraversano luoghi geografici, situazioni e avvenimenti
strettamente legati alla storia dell'umanità.
Francesca Pietracci